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I bisogni del cervello sensibile


Ti è capitato di riuscire meglio nei compiti più complessi che in quelli più semplici?


A me è capitato molto spesso, sia quando studiavo, sia nel lavoro. Quando il compito era presentato come semplice arrivavano gli errori di distrazione, le inesattezze, la poca precisione.


Studiando l’alta sensibilità ho trovato una risposta nel fatto che il nostro cervello ha bisogno di complessità per funzionare al meglio. È come se ci fosse una soglia sotto la quale non si attiva. E se sbaglia nei compiti semplici è perché a volte va a cercare la complessità anche dove non c’è, complicandosi la vita.


Questo vale in tutti gli ambiti, anche nelle relazioni: andiamo a cercare la profondità , attribuiamo significati anche laddove non ci sono e…ci sbagliamo. Non è che quella persona non si interessa di noi o non ci vuole a suo modo nella sua vita, solo lo fa a un livello diverso. Siamo noi che dobbiamo decidere se ci va bene relazionarci su quel livello oppure no.


Lo stesso meccanismo ci fa riempire la nostra giornata di impegni e cose da fare alla ricerca di stimoli salvo poi aggiungere quella piccola goccia che fa traboccare il vaso e manda tutto in pezzi.


Il nostro cervello va quindi nutrito con attenzione:

- Di apprendimenti: cose nuove da studiare, leggere, conoscere.

- Di creatività: ambiti in cui possiamo creare in autonomia. Meglio se in questi ambiti possiamo svolgere la nostra attività professionale.

- Di bellezza: la natura ma anche l’arte in tutte le sue manifestazioni (musica, pittura, danza) ci riempiono di emozioni e di pienezza di vivere.

- Di relazioni: ci piace stare con persone che condividono i nostri stessi valori e visione del mondo. Magari sono poche, ma vanno cercate e tenute vicino al cuore.


Il cervello va nutrito anche attraverso il corpo, di cui a volte dimentichiamo la straordinaria importanza:

- Dormire a sufficienza (almeno 7 ore) e con regolarità.

- Fare sport e movimento di qualsiasi tipo: canalizza l’energia in eccesso, libera dopamina e aiuta a rilassarsi anche a favore di un sonno migliore.

- Ascoltare i segnali che il corpo ci manda e quando ci parla fermarsi un attimo perché sicuramente ha cose importanti da dire.


In tutti questi ambiti, la cosa fondamentale è conoscere e organizzare le nostre “soglie del troppo” perché tanto siamo bravi nei compiti complessi e profondi tanto perdiamo focalizzazione fino al blackout quando superiamo il limite che il nostro sistema nervoso può gestire. E l’interruttore scatta su OFF. Quando questo accade non riusciamo a fare più nulla, diventiamo incapaci, sgodevoli, depressi.


Dobbiamo lavorare sul tenerci sempre dei “cuscinetti” di vuoto, di recupero, di solitudine. Rispettando le nostre potenzialità ma anche i nostri limiti.

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