Le PAS possono essere facile preda di due sindromi che influiscono moltissimo sulla loro capacità di esprimere il proprio talento e soprattutto sulla propria percezione di avere talento e che il loro talento sia qualcosa di buono che hanno il diritto e il dovere di portare nel mondo.
Sto parlando della sindrome dell’Impostore e della sindrome di Cassandra.
La sindrome dell'Impostore si manifesta come un senso di inadeguatezza e insicurezza, accompagnato da una paura costante di essere scoperti come impostori o fraudolenti.
Le persone che soffrono della sindrome dell'impostore spesso attribuiscono i loro successi e le loro realizzazioni al caso o alla fortuna piuttosto che alle loro abilità e alla loro competenza e, nonostante gli elogi e i riconoscimenti ricevuti, continuano a sentirsi inadeguati e insicuri, convinti che in realtà non meritino il loro successo.
L'Impostor Syndrome Institute ha scomposto la sindrome dell'Impostore in 5 archetipi che aiutano a capire se siamo inclini a sentirci impostori:
• Il perfezionista, per il quale un singolo errore equivale a un pessimo lavoro.
• L'esperto, per il quale anche una minuscola lacuna conoscitiva suscita sentimenti di inadeguatezza.
• Il solista, che pensa che aver bisogno di aiuto sia un segno di debolezza.
• Il sovrumano, che sente il bisogno di eccellere in ogni ruolo.
• Il genio naturale, che si scoraggia quando non riesce a padroneggiare immediatamente una materia.
Ti rispecchi in qualcuno di questi aspetti? Soprattutto “il perfezionista” credo caschi a pennello per le PAS. Se c’è anche una sbavatura in quello che facciamo, ecco che non riusciamo a rimanere confinati all’errore, ma mettiamo in discussione tutta la nostra persona.
I passaggi per uscire dalla sindrome dell’Impostore o quantomeno per tenerla sotto controllo hanno a che fare con:
Riconoscere che siamo in una delle modalità descritte sopra.
Diventare il proprio supporter: dirsi ad alta voce che abbiamo l’esperienza, le qualifiche, le capacità di cui abbiamo bisogno. Per renderci meno duri con noi stessi un trucco è parlarsi usando il “tu” anziché l’“Io”. Questo inganna un po’ il nostro cervello perché nei confronti degli altri siamo portati ad essere più gentili e più obiettivi riguardo le loro capacità.
Congratularci con noi stessi frequentemente per i successi raggiunti, anche quelli piccoli. Anche qui, un modo che funziona è annotarsi i complimenti e i riconoscimenti che riceviamo e andare a rivederli quando ricadiamo nel dubbio.
Chiedere aiuto a un terapeuta, un consulente, un coach se la nostra ansia si trasforma in blocco e non riusciamo a raggiungere i nostri obiettivi.
Lavorare sulla nostra autostima anche al di fuori degli ambiti in cui ci sentiamo impostori.
La sindrome di Cassandra è una condizione per cui le persone si sentono impotenti nel prevenire eventi negativi e si sentono inascoltati quando cercano di avvertire gli altri di tali eventi. Questa sindrome prende il nome dalla figura mitologica di Cassandra, la principessa troiana che aveva il dono della divinazione ma che era stata condannata da Apollo a rimanere inascoltata.
Come Cassandra spesso le PAS hanno la capacità di vedere in anticipo le situazioni, intuire cosa accadrà, identificare i problemi che potrebbero sorgere, ma non venire ascoltati da coloro che hanno intorno.
Questo può portare a sentirsi isolati o a essere tacciati di essere dei guastafeste, sentirsi frustrati incaponendosi a voler avere ragione contro l'idea comune, sentire il bisogno di essere creduti per essere in grado di fare del bene.
Cassandra aveva infatti previsto le vicende che avrebbero portato alla distruzione di Troia ma non aveva potuto fare niente di fronte all'opinione generale che non le dava credito.
Questo alle PAS capita anche nelle situazioni quotidiane o lavorative. Avevamo previsto che quel progetto sarebbe andato incontro a quei problemi, che il team non stava interpretando nel modo giusto le richieste del cliente, ma non siamo stati ascoltati e i problemi si sono ovviamente verificati.
E poi dire "Io l'avevo detto" ci rende solo degli antipatici.
Come non soffrire troppo per la sindrome di Cassandra?
Valutare bene le situazioni e rinunciare all'idea di voler salvare il mondo quando non ce ne sono le condizioni. A volte è meglio tenere le proprie previsioni per sé e lasciare che gli altri commettano i propri errori. O limitarsi a un blando avvertimento, da lasciar correre se non viene colto. O ancora mettersi nella prospettiva non di dare soluzioni ma di portare l’altro a riflettere sulle domande che non si è posto, anche se noi le risposte le sappiamo già.
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