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Il rischio di vivere secondo la propria sensibilità


mano che esce dall'acqua del mare

"Devo rischiare".

E' una dichiarazione fatta da una Persona Altamente Sensibile che si trova a un bivio della sua vita.


Ha cercato da quando è adolescente di adattarsi alle richieste del mainstream code ma senza successo interiore.

Per mainstream code intendiamo la condotta condivisa nella maggior parte degli ambienti, perlomeno lavorativi, basata su:

  • performance

  • competizione

  • giudizio

  • risultato

  • orientamento esterno.


Quando parlo di successo interiore parlo della propria unica sensazione personale di successo, quella che ti fa dire: "Ce l'ho fatta! sono dove voglio essere". L'ho definita una "sensazione" perchè possiamo mentirci su molte cose, ma non sul sentire. Sentiamo ciò sentiamo, e sentiamo quando non siamo al nostro posto.


Ecco, la nostra Persona Altamente Sensibile era ancorata alla definizione di successo delineata dal mainstream code, quella che ti dice "Ma sei pazza? Magari avere il lavoro che hai tu, la vita che hai tu...? Cosa fai lo lasci??"


Il suo sè interiore cercava di adattarsi a questa definizione, a questa posizione ma si sentiva sempre un estraneo in una prigione. Finchè è arrivato il momento di ascoltare e scegliere. Scegliere se rimanere in quel posto, ma soprattutto scegliere se continuare a prendere come riferimento quella definizione mainstream di "successo", o puntare lo sguardo verso l'ignoto, alla ricerca di una definizione propria a cui finalmente sentire di appartenere.


Perchè la scelta è "vita o morte". E non è la drammaticità indotta dalla sensibilità a parlare. E' una presa di consapevolezza molto lucida. Fare certe scelte indotte, o rimanere in certe situazioni, ci porta a una morte lenta di noi, a uno spegnimento progressivo della fiamma che ci alimenta.


E allora alla fine non c'è scelta. Bisogna rischiare per non morire, perchè non possiamo essere diversi da ciò che siamo, non possiamo smettere di sentire come sentiamo, non possiamo imporci interpretazioni di noi che non ci corrispondono, non possiamo essere felici dentro definizioni di successo che per noi sono vuote.


Dobbiamo rischiare: di metterci a nudo, di non essere compresi, di essere guardati strani, di non capire dove vogliamo andare, di avventurarci per strade non battute, di sentirci esclusi, di sperimentare le onde, le perdite, le cadute. Dobbiamo rischiare per capire che quelle onde le sappiamo navigare, che possiamo essere visti e riconosciuti, che i nostri talenti possono essere incanalati in direzioni creative e trasformative, che possiamo sentirci interi, portare contributi e avere stima di noi e che per questo possiamo essere felici.

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