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È la pianificazione il segreto del “fare tutto”?


Quante volte hai pensato “Non ce la faccio a fare tutto”? “Mi serve più tempo”? “Non ho tempo per me”?


Probabilmente moltissime. Da PAS ancora di più. Perché ci mettiamo, oltre alla tensione del dover fare tutto, il perfezionismo del dover fare tutto ai massimi livelli e il senso di colpa se non riusciamo a fare tutto secondo i nostri standard.


Sicuramente viviamo in una società che spinge al fare, all’ottenere, all’obiettivo e che si porta dietro il pensiero che se lavori duro, se ti organizzi bene, puoi essere una professionista perfetta, una madre perfetta, una compagna perfetta, una donna di casa perfetta. Parlo al femminile, ma questo vale per tutti, anzi in certi ambiti forse l’uomo è ancora più sfidato ad essere sempre performante per i retaggi di genere che sono ancora fortemente presenti nella nostra cultura.


I rischi del troppo-performare sono noti e credo che come PAS li abbiamo tutti in varia misura sperimentati: burn-out, esaurimento nervoso, ansia, demotivazione.


Ma i rischi maggiori sono che per fare tutto bene alla fine facciamo bene poco ma soprattutto perdiamo di vista il perché lo stiamo facendo, ossia perdiamo di vista l’importante.


Non credo che il segreto per sentirci bene sia imparare solo a prendersi il tempo per noi (per rilassarci, passeggiare, fare sport, leggere etc.), ma che questo tempo sacrosanto debba essere il tempo dedicato all’importante.


Come riconoscere l’importante?

Intanto ascoltando i segnali del corpo. Il nostro corpo non mente e sa prima di noi a cosa dire sì con entusiasmo, energia, motivazione. L’importante sono le cose che ti caricano anche se sei stanco, che quando le fai ti senti più felice, più arricchito, più completo. Fosse cantare in un coro, passeggiare col cane, scrivere un blog (come capita a me).


Quindi, se siamo davanti a una to do list di cose da fare diamo priorità a queste (insieme al dormire, di cui noi PAS abbiamo ancora più bisogno degli altri per riposare il nostro sistema nervoso sovrastimolato).


Poi il mio consiglio è di pianificare ma con leggerezza.


Pianificare a noi PAS serve molto perché una volta che l’abbiamo fatto ci sentiamo più sollevate perché sappiamo cosa dobbiamo fare e quando e questo ci toglie ansia.


Troppo pianificare invece è negativo perché, se non riusciamo a starci dietro, questo è ancora una volta fonte di ansia, stress, autocritica.


Per me funziona bene quella che definisco pianificazione leggera, perché deve avere appunto l’obiettivo di alleggerire il carico nervoso, non di appesantirlo.


Io la gestisco così:


- Pianifico le attività su base mensile o comunque in un arco temporale in cui ho ragionevole certezza di quali siano gli impegni sicuri.

- Inserisco (io uso un calendario mensile su file Excel scaricato da Internet) gli impegni lavorativi ed extralavorativi (es. attività della famiglia che necessitano il mio supporto come accompagnamento a sport, visite mediche etc.., la spesa).

- Poi inserisco l’importante per il mio benessere e la mia crescita dove personalmente metto le attività di cura del corpo, la formazione, la scrittura, le attività di comunicazione per la mia attività di coaching, le uscite con le persone che per me contano.


Gli accorgimenti per renderla leggera sono:

- Non saturare tutto il tempo a disposizione. Se mi avanzano due ore del tempo importante, ne pianifico una per l’attività, l’altra la lascio come cuscinetto.

- Non iper-pianificare: non entrare nei minimi dettagli dell’attività. Ad esempio: se pianifico 2 ore al venerdì per la formazione, non entro nello specifico di cosa voglio approfondire o studiare. Mi lascio la flessibilità di stabilirlo di volta in volta.

- Faccio una cosa alla volta: se faccio formazione, faccio solo quello e non scrivo il blog o vado in palestra nella stessa giornata. Questo mi consente di focalizzare l’energia ed essere più produttiva nell’attività che faccio.

- Lo faccio meno ma lo faccio comunque: se mi ero data due ore per scrivere il blog ma me ne rimane per vari motivi solo mezza, imposto l’attività comunque (cerco l’argomento, butto giù la scaletta, scrivo il titolo…)

- Non faccio della pianificazione una gabbia: costringersi a seguire una rigida pianificazione può diventare tarpante di quella parte più intuitiva e creativa che noi PAS abbiamo tanto bisogno di esprimere. Quindi cerco alternative: se nelle ore dedicate alla scrittura del blog mi sento costretta e non ho l’ispirazione, ma ce l’ho mentre sto cucinando, mi fermo un attimo, prendo appunti sulle idee e poi le metto insieme in un altro momento.

- Ottimizzo: se accompagno la figlia a fare sport e devo aspettarla un’ora, l’auto è un ottimo luogo dove stare da soli e concentrati per leggere, scrivere, studiare, meditare o anche, perché no, dormire.


Non è forse il modo di pianificare perfetto ma il suo bello è proprio questo: abituarsi a fare comunque accettando l’imperfezione, la pausa, la ricerca di un’altra strada, fidandosi del processo senza perdere di vista l’importante.

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